La scorsa settimana si sono tenuti a Matera ben due momenti di confronto sul tema della cultura. Lunedì una Agorà del mio Partito, il Partito Democratico, introdotta da Salvatore Adduce, sul tema “Cultura è libertà” e giovedì la presentazione del libro di Paolo Verri “Il paradosso urbano – nove città in cerca di futuro”.
In entrambi gli eventi l’alto profilo della discussione ha inevitabilmente virato sul lascito di Matera 2019.
Le condizioni politiche attuali rispetto all’avvio del processo di candidatura sono profondamente cambiate. Ma è altrettanto evidente che anche la città e la regione in questi anni sono profondamente cambiate.
Qualcuno può ragionevolmente affermare oggi che Matera e la Basilicata siano le stesse del 2010 e che il processo virtuoso di Matera 2019 non abbia determinato cambiamenti positivi in questa regione? Penso di no. In epoca in cui si sbandiera a vanvera il cambiamento come slogan politico, pur tra mille difficoltà ed inevitabili errori, Matera 2019 ha rappresentato un vero CAMBIAMENTO, per Matera e per la Basilicata.
Matera, come anche più di recente Aliano, ha dimostrato che al Sud si può fare, che non esiste solo un Mezzogiorno piagnone, che c’è serietà, rispetto dei tempi e dei programmi. E se rammarico c’è in tutta questa esaltante vicenda, è che purtroppo la battuta d’arresto incontestabilmente registrata dal 2020 ha fatto si che quel processo di cambiamento si sia fermato, al punto da non aver consentito, per inadeguatezza o insipienza, che il metodo e l’esempio di Matera 2019 diventassero patrimonio incontestato per il rilancio culturale del Sud, nonostante la grande disponibilità dei ministri Franceschini e Provenzano.
In tutta Europa si domandano ancora come sia potuto accadere che una piccolissima città del Sud Italia abbia potuto conquistare il palcoscenico mondiale. Caparbietà? Giusta congiunzione astrale? O forse il perfetto mix tra storia, visione, progetto politico, determinazione, competenze, unità d’intenti (politica e della comunità)? Forse è questa la spiegazione di un fenomeno altrimenti inspiegabile sia da un punto di vista antropologico che sociologico.
Quella fase storica (2010/2014) fu trasferita magistralmente nei due dossier di candidatura: il primo (del 2013), valoriale ed indentitario, che consenti l’ingresso di Matera nella short list; ed il secondo (del 2014) innovatore ed intelligente che consentì di conquistare l’Europa e che viene preso oggi come modello da molte città nel mondo.
E sempre quella fase storica diede vita, fino all’anno da capitale, ad una innovativa sperimentazione sociale e culturale (nella stessa stanza tutti: regione province e comuni, università, camera di commercio, pubblico e privato) determinando un cocktail di successo che ebbe il merito di aver prodotto un impensabile fattore di successo e motore di sviluppo che si chiama FIDUCIA.
Esattamente quella che manca oggi e che si è smarrita. Perché la fiducia, tra l’altro, si alimenta attraverso il rispetto degli impegni assunti. E se il Contratto Istituzionale di Sviluppo, e quindi le opere connesse, è ancora di là dall’essere completato e la parola data circa il proseguimento delle attività post 2019 (la cosiddetta legacy) viene meno, è evidente che frana anche il rapporto di fiducia tra istituzioni e tra queste ed i cittadini, e tutto ciò che si è costruito in dieci anni di lavoro, il cambiamento e la fiducia, lasciano il posto alle recriminazioni, allo sconforto ed alle inevitabili polemiche.
Sono memoria collettiva gli impegni solenni assunti e non mantenuti dal Presidente Bardi in occasione della cerimonia di chiusura dell’anno da Capitale, alla presenza dei Ministri Franceschini e Provenzano e del Presidente del Parlamento Europeo, David Sassoli oltre che alle migliaia di persone presenti all’evento. Egli garantì che l’esperienza di Matera 2019 non si sarebbe interrotta. Ed invece siamo a pochi mesi dalla scomparsa per consunzione della Fondazione Matera-Basilicata 2019, lo strumento dell’intera operazione politico-culturale e di sintesi tra le istituzioni.
Uno degli strumenti da ripensare è proprio la Fondazione. Con la missione di partire dal censimento delle risorse progettuali disponibili e di impostare, sulla base di un nuovo Dossier, la tessitura di un ciclo espansivo della città per la regione, orientato per intero verso le culture green e un modello urbano sostenibile animato dalla cultura, dalla ricerca e dall’indotto delle nuove tecnologie. Una rinnovata Fondazione strutturata su un chiaro patto di condivisione di obiettivi e procedure gestionali, nonché della piena cittadinanza progettuale fra tutti i soggetti fondatori.
Si apre di fronte alle nuove generazioni una doppia sfida. Contro gli effetti devastanti della pandemia come evento ricorrente e permutante e contro le conseguenze di una guerra che si combatte non solo sul terreno, ma fra economie e sistemi sociali. Si pone con urgenza la domanda di una nuova stagione che investirà la società e la politica. Obiettivi che potranno essere conseguiti solo a patto che sappia affrontarli una nuova classe dirigente in un clima di cooperazione fra le grandi istituzioni democratiche.
In questo spazio di pacificazione civile, intellettuale e politica si collocherà il ruolo di Matera che vogliamo, sempre più connotato dai valori europei che sono nella sua storia e nella sua vocazione.
Da dove ripartire? Dal recupero di una forte unità sugli obiettivi della transizione e dello sviluppo. E lo si dovrà fare capitalizzando valori e ambizioni che vengono dalla esperienza del 2019, aggiornando la mappa delle scelte che vengono da un nuovo ciclo storico. E da una nuova corresponsabilità tra le istituzioni, in primis Regione e Comune, che, valorizzando l’impianto di Matera 2019, recuperi la straordinaria visibilità di Matera e di alcuni dei suoi progetti di altissimo livello – penso ad esempio alla Open Design School e alla Casa delle Tecnologie- iniettando nuove risorse e rilanciando il ruolo della Fondazione Matera Basilicata 2019, valorizzando le altissime competenze in materia di programmazione culturale e comunicazione all’interno della stessa istituzione, riprendendo con più vigore il cammino intrapreso nel 2010 riconosciuto finanche dal presidente della Repubblica, Sergio Mattarella. Per un nuovo progetto che rilanci Matera e la Basilicata quale ponte tra l’Europa ed il Mediterraneo.
Ma il tempo stringe. La delusione per ciò che si sarebbe dovuto fare e non si è fatto sta sopraffacendo la voglia di cambiamento. Occorre un nuovo manifesto che ricomponga le migliori risorse della politica e che fissi i nuovi obiettivi che la realtà impone di interpretare e fissare. Ed occorre uno scatto di reni, una mobilitazione vera da parte di tutti gli attori in campo politici, sociali e culturali per recuperare la fiducia in noi stessi. Per scuotere le istituzioni. Per farci dire che Matera 2019 non è stata una parentesi nella nostra storia millenaria, ma il motore del vero cambiamento che ha contribuito a cambiare il destino del Sud. La Basilicata e Matera dovranno farsene carico e noi in prima linea.