Letta: Il bonus gas aumenta le disuguaglianze, Il 25 settembre due idee diverse di Italia: noi per diritti, rinnovabili e lavoro

23 Set 2022 | News, PD Basilicata

“Il 25 settembre si sfidano due idee radicalmente diverse di Italia. Da una parte diritti, dall’altra discriminazioni. Da una parte combustibili fossili, dall’altra energie rinnovabili. Da una parte i condoni, dall’altra meno tasse per chi lavora. C’è chi vuole un paese disunito, e chi invece vuole ridurre le disuguaglianze tra Nord e Sud, come abbiamo dimostrato con il nostro programma per il rilancio del Meridione, la Carta di Taranto. Questa è l’Italia che serve alla Basilicata”. Enrico Letta è pronto. Il segretario dem risponde alle nostre domande proprio in concomitanza delle ultime ore di campagna elettorale.

Segretario Letta, nella sua recente tappa elettorale in Basilicata che clima ha trovato?
Un clima molto bello e caldo. Ho visto unità e voglia di lavorare insieme per raccontare ai cittadini le nostre proposte per l’Italia.

Una regione da sempre governata dal centrosinistra, dal 2019 è passata alla coalizione di centrodestra guidata dal governatore Bardi, ma anche il comune capoluogo e altre realtà sui territori hanno ceduto lo scettro al fronte opposto. Che cosa è venuto meno?
Il Partito democratico ha vissuto una fase di sbandamento, ma quella stagione si è chiusa da tempo. Già Nicola Zingaretti prima di me, prendendo la guida del Pd, aveva archiviato atteggiamenti e proposte che ci avevano allontanato dalla nostra storia e dal nostro elettorato. Purtroppo, quando la sinistra smette di parlare di uguaglianza, la destra trova spazio per coltivare paure, diffidenze e solitudini. Ma il programma con cui oggi ci presentiamo agli italiani è molto netto sulla lotta alle disuguaglianze e alle discriminazioni.

Speranza nei giorni scorsi da Pignola ha fatto riferimento al caso mediatico scoppiato che ha visto il giovane segretario La Regina fare un passo indietro. Qualcuno ha parlato di fuoco amico, ma lo stesso Speranza ha puntato il dito contro chi non è riuscito a proteggerlo dal fuoco amico. E’ stato così? Si poteva evitare tutto questo?
La Regina ha dimostrato grande senso di responsabilità a fare un passo indietro. Ha messo gli interessi della collettività che rappresenta davanti alle proprie ambizioni personali. E’ una cosa che gli fa onore e per cui lo ringrazio. C’è un’enorme differenza di stile e di approccio tra noi, la destra e anche la coppia Renzi-Calenda, che ha candidato filoputiniani, no vax e anti Draghi nella loro lista. Quanto a FdI, è uscito proprio in questi giorni un video che mostra l’assessore alla Sicurezza di Regione Lombardia, di Fratelli d’Italia, fare il saluto romano a un funerale. Un fatto gravissimo, tanto più perché compiuto da un rappresentante delle istituzioni, ma che la destra ha cercato di minimizzare e negare. Siamo oltre il grottesco.

Che cosa è successo con Marcello Pittella?
C’è poco da aggiungere rispetto a quanto ho già detto. Il Partito democratico è una grande comunità, di cui fare parte con convinzione e orgoglio, indipendentemente da incarichi e candidature. Non è un autobus su cui salire e scendere a proprio piacimento, quando è più comodo. Non è questo il modo con cui noi intendiamo la politica. Chi ha deciso di andarsene perché qualcun altro gli ha offerto altre candidature vuol dire che tanto solido sui suoi convincimenti non era. Va bene così.

Una volta le candidature si decidevano nei territori. Oggi c’è un centralismo romano ingombrante in tutti i partiti. Secondo lei è solo effetto del taglio dei parlamentari o c’è uno scollamento con le realtà locali tale da non poter garantire piena fiducia nell’operato dei dirigenti regionali?
Il Partito democratico è stata però l’unica forza politica ad approvare la propria lista di candidati con strumenti democratici: non solo la lista è stata votata in direzione nazionale, ma i nomi sono stati scelti dopo un’attenta consultazione avvenuta sui territori, nelle federazioni provinciali e a livello regionale. Gli altri partiti non possono dire lo stesso. Purtroppo il taglio dei parlamentari, unito alla legge elettorale voluta da Renzi nel 2018, ha portato a scelte sofferte, ma il metodo che abbiamo adottato rimane un’eccezione nel panorama politico italiano.

Il campo largo era davvero irrealizzabile?
No, non era irrealizzabile. Ma sarebbe stato necessario che tutti mettessero da parte gli interessi di parte e rispettassero gli impegni presi. Purtroppo non è stato così. Conte ha fatto cadere Draghi perché ha preferito guardare ai sondaggi piuttosto che alla stabilità del Paese. Mentre Calenda si è rimangiato un accordo preso pubblicamente, con tanto di firma e stretta di mano. Noi ci abbiamo provato fino all’ultimo, ma come avremmo potuto dire al Paese ‘fidatevi di noi’ presentandoci accanto ad alleati la cui parola vale zero?

Il tema centrale di questa campagna elettorale è rappresentato dal caro energia che rischia dall’autunno di mettere a dura prova famiglie e imprese. Qui i lucani usufruiranno del bonus gas del governo Bardi. Il centrodestra parla di modello Basilicata da esportare al resto del Paese. Lei cosa ne pensa?
Il bonus Bardi non solo punta di nuovo sui combustibili fossili, ma aumenta anche le disuguaglianze, perché riconosce lo stesso sconto in bolletta a una famiglia benestante e a chi è in difficoltà economica. Noi abbiamo altre ricette per risolvere il problema del caro energia, mettendo al centro sostenibilità ambientale, sviluppo e lotta alle disuguaglianze. Crediamo che si debba intervenire innanzitutto a livello europeo, imponendo un tetto al prezzo del gas. Per sostenere le famiglie, abbiamo avanzato la proposta di un contratto “bolletta luce sociale”, totalmente da fonti rinnovabili, che assicuri metà della fornitura a costo zero per chi ha un reddito medio e basso.

C’è poi il tema del lavoro, che in Basilicata vuol dire Stellantis, con la crisi produttiva e la transizione energetica in corso, e le tante aziende che rischiano la chiusura. Per il Pd quali sono le risposte da dare?
Sulla questione Stellantis, ancora una volta abbiamo visto gli errori della destra. Il Pd Basilicata aveva avanzato l’idea di rendere Melfi un hub dedicato alle tecnologie dell’economia circolare, come il riciclo delle batterie e il recupero delle materie prime. La nostra proposta non è stata presa in considerazione dalla giunta Bardi e ora questo hub si farà a Torino. Un’occasione mancata, che permetteva di tenere insieme lavoro, transizione ecologica e innovazione, tre pilastri del nostro programma, che a quanto pare, non sembrano stare a cuore alle destre.

La questione demografica è invece completamente assente dal dibattito elettorale. Il “campanello d’allarme” suonato dall’Istat – in pochi anni la Basilicata potrebbe scendere sotto i 350mila residenti dagli attuali 550mila – sembra non interessare a nessuno. Forse perché la politica non ha risposte? E quelle del Pd quali sarebbero?
E’ una questione che non sottovalutiamo. Con 6,8 nati ogni 1.000 abitanti, l’Italia è il quinto Paese al mondo col più basso tasso di natalità, ed è dal 2007 che ogni anno le morti superano le nascite, con un trend in costante peggioramento. Con il governo Draghi abbiamo approvato un’importante riforma per favorire la natalità e sostenere la genitorialità, mi riferisco all’assegno unico e universale per i figli, che ha permesso di semplificare e potenziare le politiche a sostegno delle famiglie. Ma non basta. Il vero problema infatti è che oggi tantissime e tantissimi giovani vorrebbero diventare madri e padri, ma non possono per colpa di precarietà e lavoro sottopagato. Per questo serve garantire stipendi dignitosi e contratti stabili, introducendo il salario minimo e abolendo lo scandalo di stage gratuiti e finti tirocini. Solo con l’autonomia economica si può progettare il proprio futuro.

La Basilicata sconta ancora enormi ritardi per quanto riguarda le infrastrutture e i collegamenti. Il punto è che le campagne elettorale si susseguono, ma i temi – irrisolti – restano sempre gli stessi…
C’è una differenza cruciale rispetto al passato: il Pnrr. Le risorse arrivate dall’Europa ci permettono di portare a termine investimenti e progetti che il Paese aspetta da tempo. Strade, AV, scuole, asili. Per questo è fondamentale rispettare gli impegni e le tempistiche del Pnrr, perché si tratta di un’occasione unica che entra nella vita delle persone e la migliora. Proporre di rinegoziare il Piano, come ha fatto Giorgia Meloni, rischia di farci perdere oltre 200 miliardi.

Il centrodestra rilancia l’autonomia differenziata. Come si rispetta l’equilibrio perequativo tra tutte le Regioni italiane? E quale scenario ne deriverebbe su materie come sanità, energia, scuola per il Mezzogiorno e la Basilicata?
Non siamo contrari a ulteriori forme e condizioni particolari di autonomia alle Regioni. Ma chiediamo paletti chiari, attraverso una legge quadro nazionale, perché sennò il rischio che aumentino le disuguaglianze regionali è concreto. Occorre definire i Livelli Essenziali di Prestazioni per quanto riguarda i diritti civili e sociali da garantire su tutto il territorio nazionale. E’ necessario superare il criterio della spesa storica come strumento esclusivo di allocazione delle risorse, potenziando i fondi di perequazione infrastrutturale. E in ogni caso devono essere esclusi dall’autonomia differenziata i grandi pilastri della cittadinanza, a partire dall’istruzione. La destra invece ha un’idea molto diversa dall’autonomia differenziata, un liberi tutti che farebbe molto male al Mezzogiorno e che serve solo a solleticare le peggiori fantasie del leghismo della prima ora. Salvini è tornato apertamente antimeridionalista e non ne fa mistero.

Perché un lucano dovrebbe votare Pd e non la Meloni?
Il 25 settembre si sfidano due idee radicalmente diverse di Italia. Da una parte diritti, dall’altra discriminazioni. Da una parte combustibili fossili, dall’altra energie rinnovabili. Da una parte i condoni, dall’altra meno tasse per chi lavora. C’è chi vuole un paese disunito, e chi invece vuole ridurre le disuguaglianze tra Nord e Sud, come abbiamo dimostrato con il nostro programma per il rilancio del Meridione, la Carta di Taranto. Questa è l’Italia che serve alla Basilicata.

Nella primavera 2024 in Basilicata sarà di nuovo la volta delle Regionali. Se dovesse fare una previsione oggi, per quell’appuntamento sarà più facile un’alleanza con i 5 stelle o con il Terzo Polo? Tra il duo Calenda/Renzi e Conte, chi ritiene sia più un avversario e più lontano dal Pd di Letta?
Prima che i nomi, saranno le idee e i programmi a definire le alleanze. Gli ultimi anni ci hanno insegnato che in pochi mesi equilibri e posizioni politiche possono cambiare radicalmente. Conte ha fatto cadere il governo Draghi dopo 15 mesi insieme e anni di lavoro per costruire un campo largo progressista. Calenda è passato da dire che gli faceva orrore allearsi con Renzi a presentarsi insieme alle elezioni.

fonte: “La Nuova del Sud”

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