Questa mattina La Nuova del Sud ospita una mia riflessione a margine dell’agorà dei giorni scorsi “Legalità e territorio. La Basilicata e la crisi sociale”.
Quando si parla di lotta alla criminalità bisogna ricordare, fuori dalla retorica, non solo le morti per la causa ma anche le vite e le battaglie. Bisogna ricordare che l’impegno sociale e politico contro le mafie è un parente stretto della lotta di classe.
Abbiamo già ricordato Pio La Torre a quarant’anni dal suo omicidio ed è sempre bene ricordare come la sua battaglia sia stata non solo indirizzata ad affermare la legalità ma, soprattutto, a migliorare la condizione di vita di tante persone soggiogate dalla criminalità. Lotta alla mafia per la giustizia sociale.
Pio La Torre, figlio di Angela Colucci di Muro Lucano (Pz), considerava la Basilicata la seconda patria come ha ricordato molto bene diversi anni fa il senatore Piero Di Siena. Le sue battaglie guardavano alla lotta alla Mafia come ad una lotta per lo sviluppo e per un collocamento vincente del Mezzogiorno nel Mediterraneo.
Il 9 maggio del 1978 a morire toccò invece a Peppino Impastato. Negli anni Sessanta e Settanta aveva sostenuto le lotte di operai, braccianti e disoccupati ed era stato il simbolo della lotta contro gli espropri delle terre dei contadini per la costruzione della terza pista dell’aeroporto di Palermo, che avrebbe assicurato una posizione di controllo rispetto ai traffici di stupefacenti al boss Badalamenti.
Era la notte buia dello Stato italiano. Lo stesso giorno venne ritrovato il corpo di Aldo Moro, altro uomo molto scomodo al potere. Simbolo dell’unione politica nazionale, venne trascinato in trame opache dove ancora oggi, malgrado le numerose inchieste condotte a livello giudiziario e parlamentare, permangono incoerenze e zone d’ombra, che non trovano piena risposta nella versione riferita dai brigatisti che parteciparono alla strage di via Fani e alle successive fasi del sequestro.
Si pensi alle posizioni assai controverse dell’allora segretario di Stato Americano Henry Kissinger, espresse pubblicamente in varie conferenze sull’eurocomunismo e privatamente allo stesso Moro, provocandone sgomento, come viene riportato dalla commissione parlamentare d’inchiesta e dai figli di Moro.
L’impegno contro la criminalità organizzata, per una vera giustizia sociale e per smantellare sistemi di potere deve essere sostenuto con forza.
La Basilicata da tempo è attraversata ed è oggetto di una crescente escalation di atti delinquenziali che ne influenzano negativamente la crescita e lo sviluppo e che meritano maggiore attenzione da parte di tutte le istituzioni. Non esiste l’isola felice e quello che la DIA ci consegna, specialmente nel metapontino, è un quadro assai preoccupante e, pertanto, occorre assumere come prioritaria la questione della legalità, garantendo risorse e strumenti ma soprattutto intraprendendo una battaglia senza sosta per sconfiggere definitivamente caporalato, sfruttamento e precariato. La questione salariale è una questione sociale e quindi di legalità e di inclusione.
La Basilicata non può più permettersi di essere sguarnita di presidi di legalità nei territori. Sarebbe utile avviare un dibattito intorno al tribunale di Melfi.
Ne abbiamo discusso con la Vicepresidente del Senato e responsabile giustizia del PD Anna Rossomando e con il procuratore Francesco Curcio in una Agorà democratica nei giorni scorsi.
Ben vengano i tavoli di contrasto al caporalato ma servono anche le risorse e la programmazione. Ho avuto modo di leggere il verbale dell’ultimo incontro svoltosi presso la Prefettura di Matera che ha provato ad affrontare le attività di contrasto al caporalato, l’accoglienza degli stagionali, l’attuazione dei Progetti SU.PR.EME ed altri, il completamento del sito “Città della Pace” di Scanzano
Dal verbale risulta evidente, in mancanza di diverse iniziative della Regione e di altre strutture, che sono in discussione interventi per gli stagionali sia nel Metapontino che nell’area del Bradano per problemi legati alla approvazione dei documenti di Bilancio 2022 e delle risorse dei progetti della UE in via di scadenza.
Nel Bilancio Regionale, a differenza degli anni scorsi non vi è nessuna posta finanziaria di provenienza dell’Ente. In poche parole, sono a rischio l’apertura del Centro di accoglienza di Palazzo San Gervasio e non si prevede nulla per il Metapontino.
Per quanto concerne il completamento del Sito di Scanzano Jonico, richiesto dal Difensore Civico, dalla Crpo, dalle organizzazioni sindacali, dal Consiglio Regionale con due mozioni e dal Presidente della Provincia, la delibera del Presidente presentata in Giunta e discussa quattro volte in due anni non è stata ancora approvata. Inopinatamente, ed in contrasto con le decisioni assunte a tutti i livelli è in corso un tentativo di utilizzare il sito di Serra Marina, già scartato negli anni scorsi dagli uffici della Regione, dell’Alsia e dell’Esecutivo.
Il Prefetto di Matera si è impegnato ad intervenire ed effettuare altri incontri per evitare la perdita delle risorse PON, per risolvere le questioni legate al metapontino ed alla inclusione dei migranti.
Il Cseres ha ricordato nei giorni scorsi che sono stati bloccati perfino i corsi di lingua italiana per i migranti finanziati dall’UE nel 2018.
Siamo ancora in tempo per evitare che si torni ai ghetti ed al controllo totale da parte dei caporali. Non rispedite la Basilicata indietro di 40 anni. Non fateci rivivere le notti buie.
Raffaele La Regina
Segretario Regionale PD Basilicata