“Il report dell’Ismea certifica l’alta qualità del latte lucano, in particolare quello degli allevamenti di Bella e del Marmo-Melandro, ma non è così per la remuneratività dei nostri allevatori”.
A sostenerlo è Carmine Ferrone, consigliere provinciale di Potenza e assessore comunale di Bella alle attività produttive (Pd) che aggiunge: “La produzione del latte della Basilicata, conferito ad importanti gruppi e società alimentari internazionali, contribuisce all’affermazione della filiera lattiero-casearia nazionale. Anche i nostri caseifici svolgono un ruolo significativo e sono i custodi della qualità di tanti prodotti contribuendo alla crescita dell’economia locale. Il punto debole – aggiunge Ferrone – è il prezzo del latte alla stalla”.
Secondo il report Ismea, in Italia il prezzo nel 2024 ha superato in media i 53 euro/100 litri, ma ancora in troppi allevamenti un litro di latte acquistato dalla grande industria è intorno ai 70 centesimi al litro, meno del costo di una tazzina di caffè al bar.
“È una situazione che come denunciano da tempo i nostri allevatori, con le loro organizzazioni di categoria, non può durare – afferma Ferrone – pena il rischio di chiusura di allevamenti e caseifici anch’essi alle prese con la concorrenza dei prezzi di supermercati nonostante l’alta qualità delle nostre mozzarelle, dei nostri formaggi e prodotti caseari. Gli allevatori inoltre devono fronteggiare i costi di mangimi, trasporti, acqua ed energia oltre al crescente carico fiscale”.
“In tutto questo – conclude Ferrone – la politica europea con la nuova Pac non aiuta certo i titolari di stalle e caseifici. Anzi la recente proposta della Commissione europea di ridurre del 25% le risorse destinate alla Politica Agricola Comune per il periodo 2028-2034 e l’impatto dei dazi statunitensi sui prodotti comunitari potrebbero mettere a rischio miliardi di export del settore agroalimentare. È evidente che ciò generi ulteriori preoccupazioni. Bisogna fare fronte comune con le associazioni di categoria per scongiurare che ciò avvenga”.

